Glauco Maria Genga e Maria Gabriella Pediconi

WOODY ALLEN DALLA PARTE DI FREUD[1]

«Ciò che conta è che il tuo lavoro faccia parte della tua vita di ogni giorno.
Io faccio film per mio piacere.
Persino quando non ci sto pensando consapevolmente, l’inconscio si dà da fare.»
W. Allen[2]

 

Allen è uno dei pochissimi che oggi sappia rappresentare la nevrosi, rendendo così un buon servizio al pensiero freudiano e a quanti desiderano accostarsi ad esso, indipendentemente dall’avere la professione psicoanalitica come proprio mestiere.

Regista, umorista, stand-up comedian, attore, sceneggiatore, clarinettista, scrittore prolifico… Allan Stewart Königsberg, nato nel Bronx il 1° dicembre 1935, trascorse a Brooklyn l’infanzia e la giovinezza, divorando una quantità enorme di film, in gran parte di ottima qualità. Il cinematografo divenne ben presto la sua seconda casa. In questo modo grandi registi e divi celebri dello schermo furono i compagni intellettuali della sua formazione. Pur non avendo terminato gli studi universitari, anche in seguito Allen non ha mai smesso di cercare maestri. In un certo senso, la sua è stata una vita vissuta controcorrente, e giustamente uno dei suoi biografi lo ha definito un «eremita».[3]

La sua fama è legata fin dagli inizi del suo lavoro alla nevrosi, verso la quale Allen ha sempre mostrato una stima autentica: niente affatto perché si sia allineato con l’inconcludenza nevrotica, quanto piuttosto perché ha riconosciuto e descritto la centralità del conflitto nevrotico.

In questo senso egli è e resta freudiano. In tutta la sua produzione, ha saputo mettere in scena un’ampia serie di formazioni sintomatiche, dai sintomi ossessivi alle somatizzazioni isteriche. Un posto particolare spetta alla balbuzie, in cui l’Io esiste allo stato di balbettìo: tutti ricordiamo quell’ «io-io-io…», il sintomo che ha coniato lui stesso e che l’ha reso celebre.

Da Freud abbiamo imparato che la formazione sintomatica è sempre una costruzione (Symptombildung). In Allen la balbuzie si rivela una trovata particolarmente felice: significa «io non reggo come Io.» E infatti il conflitto nevrotico è un conflitto reale, una battaglia paragonabile a quella delle Termopili. In essa ritroviamo la facoltà individuale di avviare un nuovo processo, una specie di ricorso in appello (espressione di J. Lacan), sempre possibile anche sotto la minaccia dell’angoscia.

Tutta la nevrosi è rappresentata e riassunta nella frase “Provaci ancora Sam”, che evoca bene la coazione a ripetere (Wiederholungszwang), presente nel balbettio di cui dicevo: ponendosi attivamente in situazioni penose, il nevrotico ripete il fallimento di esperienze precedenti. Da un lato egli è portato ad attribuire la causa di ogni nuovo insuccesso a fattori riconducibili alla realtà esterna, ma dall’altro lato sa altrettanto bene che le cose non stanno così.

In che senso, dunque, Allen sta dalla parte di Freud?

1   Anzitutto perché, come Freud, egli lavora con il concetto di relazione: in ogni film, comico o drammatico, troviamo la ricerca di possibili interlocutori, attraverso un uso sapiente del linguaggio cinematografico. È la medesima stima che nutriva lo stesso Freud, il quale riconosceva al lavoro artistico e letterario uno speciale privilegio, quello di rappresentare, e in tal modo praticare, la cura per le relazioni umane.

2   Inoltre Allen, come Freud, intende «salvare» il nevrotico, cioè dargli voce. Nella nevrosi il soggetto non vede l’ora di affrancarsi dalla coazione, mentre da solo non può farcela: gli occorre un compagno, un terapeuta (theràpon), che lo aiuti a non rinunciare a seguire e professare quella norma che Freud ha chiamato principio di piacere.

 


[1] Riporto in questa pagina alcune delle idee principali contenute in: G.M. Genga, M.G. Pediconi, UN “CASO” PER LA PSICOANALISI. INCONSCIO E SESSUALITA’ NEL CINEMA DI WOODY ALLEN, (link) paper presentato al 47° Congresso IPA (International Psychoanalytical Association), Città del Messico, agosto 2011.

[2] W. Allen, Io, Woody e Allen. Un regista si racconta, a cura di Stig Björkman, ed. Minimum fax, Roma, 2005, pag. 144 e pag. 284, pubblicato originariamente in Svezia con il titolo Woody om Allen (1993).

[3] J. Baxter, Woody Allen. A Biography, Harper-Collins Publishers, Inc. (1998).